Perchè gli uomini ubbidiscono. Max Weber e l’analisi della socialità umana
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La tesi di Max Weber sull’impossibilità di eliminare il momento dell’ubbidienza negli ordinamenti della convivenza umana rimane difficilmente aggirabile anche per le teorie democratiche più radicali. Perfino chi fa della “disubbidienza” il suo ideale ultimo, ubbidisce a delle convinzioni e a degli uomini, magari senza saperlo. Allo stesso tempo, l’analisi weberiana sulla profondità di motivazioni richiesta da un’ubbidienza individuale e consapevole può costituire uno stimolo di riflessione utile per il penisiero politico e sociale contemporaneo. Esso si trova ad affrontare il tema di una guida politica democratica che sappia dare senso, dignità e autonomia individuale all’ubbidienza. La democrazia, dal «fatto storico» che era per Weber, si è trasformata in un valore con pretesa di universalità. Ma neppure il potere democratico può fare a meno dell’ubbidienza e, anzi, nessun potere più di esso, se vuole sopravvivere senza negare se stesso, ha bisogno di qualificarla e dotarla di “senso”. Proprio il potere della democrazia ha bisogno di chiedersi continuamente perché gli uomini ubbidiscano.
Prefazione a cura di Remo Bodei